Commedia
Dante Alighieri: Biografia
Sommo poeta della letteratura italiana, nacque a Firenze nel 1265 da Alighiero di Bellincione e da Bella, forse della famiglia degli Abati. La data precisa della nascita è incerta, come molte altre notizie sulla sua vita; ma A. stesso, nel canto XXII del Paradiso, dice di essere nato sotto il segno dei Gemelli. La famiglia degli Alighieri, di piccola nobiltà cittadina di parte guelfa, versava in condizioni economiche modeste, tanto che il padre Alighiero dovette dedicarsi all’attività di prestatore, allora considerata poco onorevole per un nobile. Ma A. condusse lo stesso una vita da gentiluomo e come tale militò nella cavalleria; partecipò nel 1289 alla battaglia di Campaldino, celebrata anche nel canto XXII dell’Inferno (vv. 4-5), e combatté contro i ghibellini alleati di Arezzo in qualità di «feditore» a cavallo (cioè tra i cavalieri scelti dotati di armi leggere, che nello svolgimento della battaglia avevano il compito di attaccare per primi). Combatté in seguito contro Pisa, partecipando all’assedio del comune di Caprona, episodio menzionato sempre nell’Inferno (XXI, vv. 94-96). Intorno al 1285 sposò Gemma di Manetto Donati, matrimonio organizzato dalla famiglia Alighieri con una delle famiglie guelfe più illustri di Firenze. Dal matrimonio nacquero alcuni figli: sicuramente Jacopo, Pietro e Antonia, che si fece suora con il nome di Beatrice, e forse anche un quarto di nome Giovanni.
La prima formazione culturale di Dante fu affidata probabilmente ai francescani di S. Croce; e sembra che abbia studiato retorica con Brunetto Latini, profondo conoscitore della letteratura francese, allora famoso in tutta Europa grazie agli studi sull’arte retorica applicata alla politica. L’attività poetica di A. incominciò, con ogni probabilità molto precocemente: verso i 18 anni scrisse, secondo un suo racconto, il primo suo sonetto databile in onore di Beatrice, identificata in Bice di Folco Portinari, moglie di Simone de’ Bardi. Voci autorevoli della critica più recente propongono di attribuire ad A. due poemetti, il Fiore e il Detto d’Amore, la cui composizione risalirebbe alla fase prestilnovistica e rappresenterebbe, quindi, l’esordio di A. in campo letterario. Ma l’opera di sicura attribuzione di questa prima stagione resta la Vita nova (ultimato quasi certamente nel 1294), in cui per la prima volta compare Beatrice, colei che diventerà per A. simbolo della perfezione dell’amore e della bellezza femminile. Dopo la morte prematura della donna (1290), e probabilmente sollecitato anche da una profonda crisi personale, A. scelse di abbandonare per un certo periodo la poesia per dedicarsi agli studi filosofici. L’immersione nello studio della filosofia durò «trenta mesi», secondo quanto A. rivela nel Convivio, e fu preceduta da un breve soggiorno a Bologna, tra il 1286 e il 1287, durante il quale A. ebbe accesso al fiorente polo universitario della città. In quegli anni frequentò le due principali «università» fiorentine del tempo: lo «studium» francescano di Santa Croce, specializzato nella lettura e nel commento di Agostino, dei padri della Chiesa e dei mistici (come Bernardo di Chiaravalle, Bonaventura da Bagnoregio, Riccardo da San Vittore); e quello domenicano di Santa Maria Novella, specializzato nello studio di Aristotele attraverso i commenti dei teologi contemporanei Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino.
Il 1295 è un anno decisivo nella biografia dantesca – venne approvata una modifica agli Ordinamenti di giustizia di Giano della Bella, in base alla quale anche i nobili potevano accedere alle cariche pubbliche purché iscritti a una corporazione. A. si iscrisse a quella dei medici e degli speziali e nello stesso anno fece il suo ingresso in politica, dapprima nel Consiglio del Popolo, poi nel Consiglio dei Savi per l’elezione dei Priori (il priorato era la più alta carica pubblica del comune). Nel 1300, a coronamento della sua carriera politica, ricevette l’incarico di priore, incarico che però fu all’origine della sua rovina politica e umana. In quel periodo, Firenze era dilaniata dalle lotte civili in seno a due fazioni formatesi all’interno del partito guelfo: i Bianchi e i Neri, capitanati rispettivamente dalle potenti famiglie dei Cerchi e dei Donati. I Donati si allearono con il pontefice Bonifacio VIII, e nel tentativo di arginare i conflitti, i priori dovettero mandare in esilio parecchi illustri fiorentini. Questa decisione colpì duramente la sua famiglia (la moglie apparteneva alla famiglia Donati), e l’amico Guido Cavalcanti. Malgrado le sue iniziative diplomatiche e i tentativi di pacificazione A. fu esiliato da Firenze e la sua casa fu saccheggiata. Nel 1304, nella battaglia della Lastra, i Bianchi furono sconfitti in modo definitivo e da quel momento, A. dovette rassegnarsi all’esilio perpetuo. A. cercò di rimediare a questa decadenza, e grave frustrazione politica e umana, con la scrittura. Malgrado fosse privo di fissa dimora e quindi di una biblioteca stabile, scrisse il Convivio e il De vulgari eloquentia (rimasti incompiuti), il trattato politico Monarchia e il suo capolavoro, la Commedia.
Dopo una serie di spostamenti a servizio di diversi signori, in qualche modo documentati da lettere e firme di trattati, A. ricevette da Firenze, nel 1315, un invito alla riconciliazione, che però ritenne inaccettabile: oltre ad una multa gli era stata inflitta una pubblica ammenda, in cui si sarebbe dovuto recare in processione al duomo, attraversando tutta la città vestito di un saio e una mitria in testa, come eretici e malfattori. Il rifiuto gli costò la conferma delle condanne all’esilio, alla morte e alla confisca dei beni, condanne che furono estese anche ai figli. Nel 1321 dopo essersi recato a Venezia per una missione diplomatica su incarico del signore ravennate, si ammalò di febbri malariche durante il viaggio di ritorno e morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre. Il suo corpo è tuttora sepolto a Ravenna, presso la chiesa di San Francesco.
Opere: scritti e manoscritti
- • Il Fiore (1283-87 c.)
- • Detto d'Amore (1283-87 c.)
- • Le Rime (1283-91)
- • Vita Nova (1292-95 c.)
- • Convivio (1303-08)
- • De vulgari eloquentia (1303-04)
- • De Monarchia (1310-13)
- • Commedia (1300-20 c.)
- • Epistole (1305-20)
- • Egloghe (1319-21)
- • Quaestio de aqua et terra (1320)
Collegamenti esterni:
- • Dante Alighieri su Wikipedia
- • Dante Alighieri nell'Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri nel Dizionario di Filosofia dell'Enciclopedia Treccani
- • Dante nell'Enciclopedia Machiavelliana della Treccani
- • Dante Alighieri: Contributo italiano alla storia del Pensiero: Enciclopedia Treccani (Filosofia)
- • Dante Alighieri, Opere minori: Convivio - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Quaestio de aqua et terra - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Dante e il «Buon Barbarossa» ossia Introduzione alla «Monarchia» di Dante: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Vita Nuova - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Rime - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: De vulgari eloquentia - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Epistole - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Il Fiore - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Detto d'amore - Introduzione: Enciclopedia Treccani
- • Dante Alighieri, Opere minori: Egloge - Introduzione: Enciclopedia Treccani
Dante Alighieri: Opere in catalogo
Dante Alighieri: GLOSSARIO
- guèlfo
- In Italia, nei sec. 12°-14°, denominazione dei sostenitori della politica temporale e della supremazia del papato contro gli interessi imperiali.