Scrittrice italiana premio Nobel per la letteratura 1926, nacque a Nuoro (Sardegna) nel 1871 in una famiglia benestante, figlia di Giovanni e Francesca Cambosu; il padre, agiato imprenditore e possidente con la passione per la poesia, fu anche sindaco di Nuoro nel 1863. La D. ebbe una formazione quasi esclusivamente da autodidatta: dopo aver frequentato le scuole fino alla quarta, venne seguita da Pietro Ganga, un docente di lettere, latino e greco, che le impartì i rudimenti d’italiano, latino e francese. La svolta letteraria nella formazione della scrittrice fu favorita dall’amicizia con lo scrittore Enrico Costa, che per primo ne comprese il talento e la supportò contro la famiglia nella sua decisione di continuare a studiare, e soprattutto a scrivere. I genitori, soprattutto la madre casalinga, erano fermamente contrari e tradizionalisti nei riguardi della pretesa della figlia di essere indipendente, e vedevano la sua vocazione letteraria più come una «ribellione» che come una reale esigenza espressiva. La D. continuò a tenere duro e non si arrese, ma l’improvvisa morte del padre, nel 1892, cambiò tutto; seguirono una serie di disgrazie che cambiarono la prospettiva della famiglia (la morte della sorella Vincenza qualche anno dopo, l’abbandono degli studi del fratello maggiore e l’arresto del minore). Dopo alcune collaborazioni con riviste sarde e continentali, e la collaborazione con alcuni editori (la pubblicazione a puntate del romanzo Stella d’Oriente, 1890, con lo pseudonimo di Ilia de Saint Ismail, e Nell’azzurro presso l’editore Trevisini), la D. pubblicò il romanzo La via del male (1896), il primo romanzo ad avere portata nazionale ed essere recensito in modo favorevole da Luigi Capuana.

Nel 1899 la D. si trasferì a Cagliari, dove conobbe Palmiro Madesani, funzionario pubblico, e dopo qualche mese convolò a nozze con lui. Dopo il matrimonio Madesani lasciò il lavoro di funzionario per dedicarsi esclusivamente all’attività di agente letterario della moglie, e i due coniugi si trasferirono a Roma. Dal matrimonio nacquero due figli: Franz e Sardus. Nel 1903 la pubblicazione di Elias Portolu la confermò come scrittrice e le diede la possibilità di redigere una fortunata serie di romanzi e opere teatrali: Cenere (1904, dal quale fu tratto un film omonimo interpretato da Eleonora Duse), L’edera (1908), Sino al confine (1910), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), L’incendio nell’oliveto (1918), Il Dio dei venti (1922). Le opere della D. divennero in breve tempo molto popolari sia in Italia che all’estero, con estimatori quali Giovanni Verga, Antonio Baldini e David Herbert Lawrence, ma la D. fu anche traduttrice e ci ha lasciato una versione in lingua italiana dell'Eugénie Grandet di Honoré de Balzac. Nel dicembre 1927 le venne conferito il Nobel per la letteratura 1926. Morì a Roma nel 1936 dopo una lunga battaglia contro il cancro al seno e fu tumulata prima nel cimitero del Verano (fino al 1959) e poi, per volere della famiglia, traslata a Nuoro dove la sua casa natale fu adibita a museo. Lasciò incompiuta la sua ultima opera autobiografica Cosima, quasi Grazia, pubblicata a un mese dalla morte sulla rivista Nuova Antologia a cura di Antonio Baldini, edita col titolo di Cosima.

 

Premi e onoreficenze:

Premio Nobel per la letteratura - nastrino per uniforme ordinaria Premio Nobel per la letteratura, 1926.

«Per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi».

 

Collegamenti esterni:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Opere in catalogo

 

  • Canne al vento

  • Cenere

  • Dopo il divorzio