I sonetti romaneschi
Giuseppe Gioachino Belli: Biografia
Poeta famoso per i suoi 2279 Sonetti romaneschi, composti in vernacolo romanesco, nacque a Roma nel 1791. La sua infanzia fu caratterizzata da non poche disavventure: a sette anni fu costretto a una precipitosa fuga da Roma, insieme alla madre, a causa della rivoluzione giacobina, ma durante il viaggio, i due furono derubati di tutto e costretti a ripiegare a Napoli, e a vivere di stenti per quasi un decennio. Il ritorno del papa a Roma nel 1799, concesse loro la possibilità di ritornare a casa, ma dopo qualche tempo, B. rimase orfano di entrambi i genitori, e di nuovo al verde, ottiene un impiego nell’amministrazione pontificia. Con l’arrivo dei francesi, nel 1810, il poeta fu però rimosso dall'incarico e fu costretto a mendicare un impiego di segretario presso alcune famiglie nobili. Malgrado le difficoltà economiche, o forse stimolato dalla ricerca di un rapido arricchimento attraverso la vendita delle sue opere, B. visse in quegli anni un periodo di profondo fervore intellettuale, di cui resta testimonianza la redazione di una cospicua produzione letteraria in lingua italiana (consistente per numero di versi, ma putroppo di scarso valore letterario).
Nel 1816 B. sposò Maria Conti, una ricca vedova più anziana di lui, che gli fece anche da mecenate e lo sollevò dai suoi interminabili assilli economici. Questa sua nuova vita da benestante gli diede l'opportunità d'intraprese una serie di viaggi in Italia, di cui quello a Milano nel 1827 fu il più significativo e determinante per la sua produzione artistica. A Milano si fece coinvolgere dal fiorire di riviste a sfondo illuminista e dalle opere del Manzoni, ma soprattutto dalla scoperta della poesia dialettale di Carlo Porta. Gli anni con la moglie furono i più floridi e significativi perché, esaurite le problematiche economiche e lavorative, B. si concentrò esclusivamente sulla redazione dei suoi originali Sonetti romaneschi. Dal 1830 al 1837 B. diede vita a un affresco straordinario di Roma e dei suoi abitanti, grazie a una articolata traslazione del parlato romanesco nella gabbia metrica del sonetto. Nel 1837 morì la moglie, e il B. con l’amatissimo figlio a carico, dovette trovare nuovamente impiego nella pubblica amministrazione. B. morì di un colpo apoplettico nel 1863, e fu sepolto al cimitero del Verano a Roma. I sonetti furono pubblicati postumi dal figlio, malgrado B. avesse disposto nel testamento che le sue opere fossero date alle fiamme.
Opere: scritti e manoscritti
- • I sonetti romaneschi
- • Epistolario
- • Zibaldone
Collegamenti esterni:
Giuseppe Gioachino Belli: Opere in catalogo
Giuseppe Gioachino Belli: GLOSSARIO
- apoplèttico
- Improvvisa perdita di coscienza dovuta a emorragia cerebrale.
- pòstumo
- Edito, o nato, dopo la morte dell'autore o del padre.
- vernacolo
- Parlata caratteristica di un centro abitato o di un'area urbanistica molto specifica; si distingue dalla lingua o dal dialetto perché strettamente localizzato.