Letterato di nobile stirpe e cortigiano, nacque nel 1478 a Casatico (presso Mantova) figlio di Cristoforo, cavaliere alle dipendenze del marchese di Mantova Ludovico Gonzaga, e di Luigia Gonzaga. All’età di dodici anni fu inviato a Milano sotto la protezione del parente Giovan Stefano Castiglione, dove fu educato secondo i migliori princìpi dell’Umanesimo da Giorgio Merula, per il latino, e da Demetrio Calcondila, per il greco, ed entrò a far parte della corte di Ludovico il Moro, signore di Milano. Seguendo le orme del padre il C. divenne cavaliere e si mise al servizio del marchese di Mantova Francesco Gonzaga (1499); ma dopo la drammatica sconfitta nella battaglia del Garigliano (1503), decise di lasciare Mantova per trasferirsi presso la corte di Urbino, dove rimase fino al 1513 alle dipendenze di Guidobaldo da Montefeltro e poi del suo successore Francesco Maria Della Rovere. Alla corte di Urbino il C. conobbe Pietro Bembo ed ebbe finalmente modo di vivere appieno la vita cortigiana e dedicarsi alla letteratura e al teatro, affrancandosi così per qualche tempo dall’uso delle armi. Si occupò della composizione dell’egloga Tirsi (1506) e dell’allestimento scenico della Calandria dell’amico Bernardo Dovizi da Bibbiena, di cui scrisse anche il prologo.

Nel 1506 il C. fu inviato in Inghilterra come ambasciatore alla corte di Enrico VII Tudor, per omaggiare il sovrano dell’onore ricevuto dalla partecipazione all’Ordine della Giarrettiera, e in questa occasione dedicò ad Enrico VII l’Epistola de vita et gestis Guidubaldi Urbini Ducis. In questi anni il C. si occupò della stesura di buona parte dei versi latini e delle rime volgari del Cortegiano (1507), ma la composizione continuò anche successivamente, durante il soggiorno a Roma (dal 1513 al 1516) come ambasciatore di Francesco Maria Della Rovere, dove entrò a servizio della corte papale di Leone X (figlio di Lorenzo il Magnifico). Quando, nel 1516, Leone X nominò duca di Urbino il nipote Lorenzo, spodestando di fatto il Della Rovere, il C. lo seguì in esilio a Mantova. Nel 1521, dopo la morte della moglie Ippolita Torelli (1520) gli fu conferito lo stato ecclesiastico e, nel 1524, papa Clemente VII lo nominò nunzio apostolico in Spagna, con il compito di gestire i difficili rapporti politici tra Francia e Spagna. Malgrado gli anni di lavoro alla corte spagnola, la sua attività diplomatica si rivelò fallimentare e dopo il disastro del sacco di Roma (1527) il C. dovette discolparsi ufficialmente con la Santa Sede. Archiviata dolorosamente la carriera diplomatica si occupò della pubblicazione a Venezia del Cortegiano, trattato che ebbe larga diffusione nelle corti europee e fece di C. una figura centrale del nuovo umanesimo cortigiano. Il C. compose anche i «carmina», a imitazione dei modelli classici, e alcune poesie in volgare (quattro canzoni e un gruppo di sonetti), di accento petrarcheggiante ispirate all’amico Bembo. Morì a Toledo nel 1529.

 

Opere: scritti e manoscritti

  • Il Cortegiano
  • Tirsi
  • Rime
  • Carmina
  • Epistole

 

Collegamenti esterni:

 

 

 

 

 

 

Baldassarre Castiglione: Opere in catalogo

GLOSSARIO

Umanesimo
Periodo storico tra la fine del sec. 14° e il sec. 16° che segna l’inizio dell’età moderna e si caratterizza per una riscoperta dei testi antichi latini e greci.